\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \sl240 \f1 \fs24 Arruolati da Dermot in Inghilterra con lÆautorizzazione di re Enrico II, cavalieri e arcieri normanni erano tecnicamente
di gran lunga superiori ai Celti e ai Danesi dÆIrlanda: e la conquista del paese fu assai presto conclusa. Bastarono 400 Inglesi a fare di Baginbun un primo inespugnabile caposaldo, nel 1169; lÆanno successivo Richard de Clare, conte di Pembroke, ottenut
a la corona del Leinster, conquistava Waterford ed entrava in Dublino, sotto le cui mura veniva distrutto lÆesercito nazionale gaelico, condotto dallo stesso \i ard righ\i0 OÆConnor. Ma Enrico II, che temeva le aspirazioni di potenza proprie dei cavalie
ri normanni, assunse personalmente la direzione dellÆimpresa, sbarcando in Irlanda (ottobre 1171): porti e cittα furono sottoposti direttamente alla sovranitα del re dÆInghilterra, il quale insieme ne confermava i privilegi tradizionali. A Dublino, dove
il sovrano si ferm≥ nellÆinverno 1171-72 e ricevette lÆomaggio dei principi gaelici (non si sottomise per≥ lÆ\i ard righ\i0 ), fu da lui data pratica attuazione ai principi del feudalesimo normanno, distribuendo parte del suolo irlandese ai vittoriosi ba
roni; e fu istituito a garanzia del nuovo ordinamento politico-amministrativo il \i lord justiciar\i0 dÆIrlanda delegato a rappresentare lÆautoritα sovrana.\par
Fattore essenziale di stabilizzazione politica fu allora la Chiesa: che, se non incit≥ dire
ttamente allÆimpresa di conquista, sanzionava giα nel 1172 ufficialmente il fatto compiuto con Alessandro III, il quale, mentre investiva Enrico II di una missione riformatrice, assicurava al re la collaborazione del clero irlandese. Tuttavia la differen
za della lingua, che era il francese per gli invasori, mentre quella dei vinti restava il gaelico, e delle istituzioni (giacchΘ al regime feudale dei primi continu≥ a opporsi fra gli altri il tradizionale regime patriarcale), resero in un primo tempo pro
blematica lÆintegrazione tra Inglesi e Irlandesi. Mentre il re dÆInghilterra, padrone dei porti (laddove una nuova borghesia di mercanti britannici sostituiva ormai, nel 13░-14░ secolo, gli antichi coloni danesi), si contentava di controllare da lontano
il paese (del quale rifiutava di essere, nel titolo, il sovrano), tre grandi casate feudali di antica origine normanna dominarono di fatto, per tutto il Medioevo, la scena irlandese: i Fitzgerald, signori del Kildare e del Desmond; i Butler, che allÆOrmo
nde (Munster orientale) aggiunsero, sino al 1240, il Kilkenny; i de Burgh (o Burke), che, unendo al Connacht i possessi ereditati da H. de Lacy, il celebre primo \i justiciar\i0 nellÆUlster Orientale, affermarono la loro potenza su un territorio che si
estendeva ininterrottamente da un mare allÆaltro.\par
AllÆaggressione straniera il paese reagiva intanto con lÆaperta ribellione (tali furono i tentativi dÆinstaurazione monarchica del 1258, del 1263 e ancora del 1315-18: questÆultimo contrassegnato dal
le vittoriose imprese, fino alla sconfitta finale e alla morte, di Edoardo Bruce, che era venuto dalla Scozia inviatovi dal fratello Roberto, dopo la vittoria di Bannockburn, per conquistare la corona dÆIrlanda). Un graduale processo di assorbimento dell
Æinvasore, che si and≥ successivamente imponendo in forza delle alleanze matrimoniali e della suggestione della cultura nazionale (cos∞, per es., Gerald Fitzgerald, terzo conte di Desmond, sarα compositore di versi in gaelico), si scontr≥ con la promulga
zione da parte di Edoardo III, nel 1367, dei famosi \i statuti di Kilkenny\i0 : i quali, nel dare consistenza giuridica alla separazione degli abitanti dellÆisola in tre gruppi (gli Inglesi puri, sudditi fedeli del \i Pale\i0 , enorme campo trincerato fr
a Dublino e Dundalk, che era stato istituito in contea alle dirette dipendenze della corona; gli Inglesi definiti ôdegeneriö, in quanto accusati di infedeltα verso il re; infine i ônemici Irlandesiö, esclusi dalla protezione della legge), resero con ci≥
impossibile, anche se raramente applicati in tutto il rigore delle sanzioni penali, qualsiasi intesa fra il re dÆInghilterra e il popolo irlandese. Enrico VII, dopo la rivolta (1486) di Gerald Fitzgerald conte di Kildare, accentuava il carattere odiosame
nte discriminatorio di quelle norme mediante il \i PoyningsÆ Law\i0 (dallÆinviato del re inglese, lord Poynings) che poneva altres∞ il parlamento dÆIrlanda alle dirette dipendenze del \i lord justiciar\i0 di Dublino e per esso, nello spirito del sorgen
te assolutismo monarchico, del sovrano inglese (1495); ma era ugualmente costretto a cedere poco dopo, allÆinglese ôdegenereö Gerald Fitzgerald, la suprema carica di \i justiciar\i0 (1496-1513).\par
Analogamente falliva il tentativo di governo autocrat
ico compiuto da Enrico VII, anche se attuato con spietata energia (impiccagione, nel 1537, di Garret Oge, conte di Kildare, e di cinque suoi zii), per lÆinsanabile deficienza di mezzi militari e finanziari. Gli Irlandesi dovettero per≥ accettare la Rifor
ma che quel re impose estendendo al paese lÆ\i Act of supremacy\i0 , mentre assumeva il nuovo titolo di re dÆIrlanda (1541): aveva termine conseguentemente la finzione giuridica che nello spirito della teocrazia faceva del papa il sovrano irlandese, e de
l re dÆInghilterra soltanto il suo rappresentante. Da Elisabetta I lÆIrlanda, ribelle per la difesa delle tradizioni cattoliche contro le innovazioni culturali del \i Common prayer book\i0 , fu resa teatro di repressioni sanguinose; lÆUlster di Hugh OÆNe
ill resistette con disperato valore durante dieci anni di lotte, che videro lÆintervento a sostegno dei cattolici di truppe spagnole, la sfortunata spedizione del conte di Essex, e infine la clamorosa vittoria del vicerΘ Ch. Blount barone di Mountjoy a K